GIOIELLO IDEALE

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2016/05/18

Le eroine femminili - parte prima



All'inizio del 1900 cambiano i gusti, le mode, ed anche il gioiello subisce questa trasformazione. Ecco comparire un elemento  nuovo, mai usato fino ad ora perché considerato inelegante e sconveniente: la figura femminile che inizia a campeggiare nel gioiello come piccole e magnifiche sculture da usare come spille, "casca in petto ", pendenti, anelli. Henry Vever proprietario della più importante casa di gioielleria parigina realizza un gioiello che si intitola "Silvia Pendent" che incarna il prototipo di donna alata che simboleggia un volo verso un nuovo secolo o verso una nuova arte.
Henry Vever - Silvia Pendent
L'espressione distaccata del volto, la forma del corpo nel suo insieme diventa un simbolo. Il "Silvia Pendent" è una donna col corpo e le ali di farfalla realizzato in smalto, agata scolpita e diamanti. H. Vever  e i suoi fratelli Paul ed Ernest nel 1874 avevano ricevuto la "Patte de leire" (zampa di lepre appesa al collare che veniva indossato dall'apprendista promosso artigiano) iniziano la loro attività puntando sulla qualità dei modelli, del gusto del colore e degli smalti. La loro produzione nel 1895 rivela una forte ispirazione russa e nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi sono molto ammirati e vincono un Grand Prix per la vetrina ed in particolare per il nuovo uso delle pietre. I gioielli realizzati dalla Maison Vever erano eseguiti volta per volta da scultori come Rosette, disegnatori come Vollet, Grasset, Gautroit, smaltatori come Tourette. Successivamente Henry aderendo all’immagine dell'orafo erudito scrisse un’opera in tre volumi sull’Oreficeria Francese dal Consolato (1800) fino alla Terza Repubblica (1900) passando attraverso il Primo Impero, la Restaurazione, Luigi Filippo, ed il Secondo Impero. Già in Inghilterra con Ruskin e i Preraffaelliti si era dipinta una donna stupenda, colta, dai lunghissimi capelli, misteriosa. Ora la figura femminile è appassionata e sensuale e saranno due donne a rappresentarne gli stereotipi: Loïe Fuller e Sarah Bernardt.
Loïe Fuller, americana di Cicago, ballerina, aveva conquistato Parigi con la sensualità dei suoi spettacoli. Era molto formosa e usava danzare in teatri con fondali completamente scuri seguita nella sua danza da un fascio luminoso di luce ad incandescenza che improvvisamente si spegneva facendo sparire la ballerina inghiottita dal fondo nero del palcoscenico, per poi riapparire repentinamente cambiata d'abito pronta per una nuova danza.
Loïe Fuller esegue la danza serpentina
La luce ad incandescenza era ai suoi albori e Loïe ne intuì le potenzialità e la usò per aumentare il suo fascino e la novità della sua tecnica di ballo. Danzava indossando leggerissime vesti sovrapposte, realizzate da decine e decine di metri di impalpabili sete, a volte imbevute nel radio che la rendeva fosforescente nel buio del teatro. Nelle mani teneva stretti due bastoncini di circa sessanta centimetri di lunghezza l'uno nascosti sotto le maniche così da allungare in modo esagerato le sue braccia che roteando nello spazio davano vita ad un movimento ondeggiante e vorticoso  che veniva continuamente interrotto e ripreso: in poche parole suggestivo. Diventava in questo modo lei stessa una linea Art Nouveau. All'Esposizione Universale di Parigi del 1900 ebbe un suo teatro nel quale ballava danze dai nomi coinvolgenti come "Fuoco", "Orchidea", "Farfalla". Mentre danzava nella sala venivano liberate delle farfalle che svolazzavano qua e là. Infatti la tecnica della sua danza si chiamò Danza Farfallina. Questa donna così sensuale e paradossale divenne l'immagine tipo, l'emblema del nuovo stile ed ispirò moltissimi artisti. C'è anche chi come Smutzler vede il lei il primo simbolo dello Jugendstil, così si chiama la corrente Art Nouveau nata in Germania nel 1896 per arrivare al 1905 alla linea totalmente astratta che darà vita nel 1920 allo stile geometrico dell'Art Decò. 

Quest'anno al Festival di Cannes è stato presentato il film "La danzeuse" di Stefanie di Giusto nella sezione Certain Regard, incentrato sulla figura di Loïe Fuller. Protagonista l'attrice Lily-Rose Melody Depp. La critica ha stroncato il film per non avere saputo raccontare l'essenza di questa donna straordinaria protagonista dell'inizio del Novecento e che morì prematuramente a causa del cancro contratto dalla contaminazione del suo corpo con il radio cosparso nei suoi costumi.
© Imelde Corelli Grappadelli, May 2016
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