GIOIELLO IDEALE

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2016/05/03

LE PERLE GROSSE DI LEONARDO DA VINCI

Il 2 maggio 1519 Leonardo da Vinci morì ad Amboise, la notizia fu comunicata al re Francesco I dal suo valente e fedelissimo collaboratore Francesco Melzi, si dice che il re pianse sconsolato la sua perdita. La loro amicizia era nata a Bologna quando questo giovane e gigantesco re francese incontrò Leonardo e successivamente lo convinse a seguirlo in Francia. Da Bologna partirono altri artisti per Fontainebleau: il Primaticcio, Sebastiano Serlio, Rosso Fiorentino, da Forlì il ceramista Leucadio Solombrini e poi Benvenuto Cellini.Tutti i migliori artisti italiani per rendere la corte del re Francesco I, figlio di Luisa di Savoia, marito di Claudia di Francia, cognato di Renata che a Ferrara sposa Ercole d’Este il figlio di Lucrezia Borgia, la più bella del mondo. Grandissimo fu il legame di Leonardo con Francesco I come lo era stato a Milano con i Visconti, e gli Sforza: le sculture ardite, e gli esperimenti di fusioni esasperate, le macchine per volare, il progetto per la città ideale, le macchine avveniristiche per la festa del Sole e i sette Pianeti, gli studi architettonici, l’invenzione di nuovi tessuti e naturalmente la grande pittura. Con questo,Leonardo trovò il tempo per dedicarsi all’oreficeria, all’invenzione di macchine per tagliare e dare lucentezza alle pietre, a disegnare i celebri Nodi Vinciani frutto di speculazioni matematiche che indirizzano la moda del gioiello maschile e femminile verso il disegno geometrico.
Nodo vinciano - disegno del British Museum
 
Linee pure, cerchi, quadrati, rettangoli, forme perfette, codificate e strettamente legate al significato iconografico ed alchemico dei materiali si sostituiscono a quelle ormai obsolete del quattrocento naturalistico. Il suo interesse andò oltre, studiò, si dilettò e sperimentò il modo di ottenere “perle grosse”: cioè il modo di realizzare perle false. La perla con la sua simbologia, dalla pagana Venere nata da una conchiglia alla cristiana Maria madre di Gesù, perla pura, ha sempre avuto un suo primario ruolo nella gioielleria, e nel millecinquecento lo diventa ancor più, le leggi Sumptuarie, la Controriforma, nuove norme che ne regolano l’uso, il numero delle perle in un gioiello può variare da due, tre, raramente quattro, perfette cinque. Naturalmente venivano alternate a pietre preziose: il diamante che simboleggia la forza, lo smeraldo simbolo di castità e potere, il rubino o balascio onnipresente nei gioielli nuziali. Gli studi e gli esperimenti che Leonardo svolge dal 1482 al 1513 sia a Milano che in Francia portano quindi ad una ricetta per ottenere Perle Grosse. Il celebre Codice Atlantico contiene una ricetta “segreta” da lui messa a punto proprio per realizzare “perle grosse”: “Procurarsi delle perle piccole, quelle che non venivano utilizzate in gioielleria o per ricamare vestiti, ma in farmacopea, per fare dentifrici, o come medicina estrema da usare in punto di morte come accadde a Lorenzo il Magnifico. Il Poliziano scrive che il medicò gli ordinò di assumere una porzione di perle tritate in punto di morte!  Queste perle minute vanno tritate e sciolte nell’acido citrico, cioè aceto o succo di limone, poi vanno essiccate e ridotte in polvere. Di nuovo vengono impastate con l’albume di uovo, perché l’albumina ha un forte potere lucidante e dona un bell’effetto. Tuttavia si può usare anche “l’aqua de lumache” che deve essere usata nello stesso modo, per impastare. Un’ altra ricetta vede l’utilizzo della colla di pesce ricavata dalle lische di pesce tritate e bollite, oppure di pezzi di pelliccia o di pergamena lavati e bolliti e trasformati in colla. L’impasto così ottenuto può essere modellato a forma di grossa perla e lasciato ad asciugare. Leonardo non parla del foro passante, probabilmente non era interessato all’uso della perla ma solo al suo procedimento creativo. Altre ricette parlano della foratura che si realizza inserendo nella pasta ancora morbida una setola di maiale, poi una volta asciugata la perla viene lucidata usando gli stessi strumenti dell’orafo: il brunitoio e il tornio, altra invenzione di Leonardo. Non è possibile stabilire da quali fonti Leonardo abbia attinto per sperimentare la sua ricetta per ottenere perle grosse finte, si presume dal libro “Secreti d’Alberto Magno” che lui possedeva.

©Imelde Corelli Grappadelli, May 2016
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