GIOIELLO IDEALE

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2019/05/21

La mysteríouse histoire de la pivoine

La peonia occupa un posto di primo piano nella storia delle varie Dinastie cinesi ed è uno tra i fiori più importanti della simbologia cinese; rappresenta la bellezza e l’amore, l’affetto, ma anche la buona fortuna ed infine la primavera. L'antica cultura cinese scritta dai letterati, cioè la classe burocratica che legge il libro, tra i fiori mette in primo piano come importanza il pruno, seguito dalla orchidea. Questi due fiori hanno un significato speciale: solo il fiore di pruno è aperto di inverno, e i letterati credono che abbia uno spirito di resistenza ed è unico, invece le orchidee tendono a crescere in luoghi appartati e bui per cui i letterati credono che mantenga una personalità indipendente. Invece la Peonia è il fiore principalmente amato dalla classe Civica, il popolo. La Cina non ha un fiore nazionale in senso giuridico, ma nella sua lunga storia ci sono state molte dispute su quale dovesse essere, e alla fine ne hanno scelti sei: il pruno e la peonia sono i più importanti, poi a seguire il crisantemo, l’orchidea, il loto, l’osmanto profumato. Il crisantemo rappresenta il fiore d’oro è il simbolo dell’autunno ma anche di longevità e gaiezza. L’orchidea che cresce in luoghi appartati e bui rappresenta la perfezione per la sua simmetria assoluta tra petali e stelo. Il loto è simbolo di fertilità e purezza, l’umiltà, Buddha che è nato da un fiore di loto siede sul calice del loto, simbolo di rigenerazione e illuminazione. L’osmanto, albero che fiorisce di inverno e cresce attorno ai templi buddisti, profumatissimo come un arancio, è segno di accoglienza e prosperità. La comparsa della peonia in Cina può essere fatta risalire a più di 2000 anni fa, mentre la coltivazione delle piante inizia con le dinastie del Nord e del Sud tra il 220 e il 589 dc. e raggiunse il suo apice con la potentissima dinastia Tāng (618-907d.c.) sotto cui i confini della Cina si allargarono dall’Asia occidentale all’Estremo Oriente e una fitta rete commerciale scambiava merci preziosissime tra i paesi asiatici e quelli europei. La dinastia Tāng incentivò lo sviluppo culturale, economico e sociale formando una civiltà aperta e diversificata, e i discendenti si sentirono dei privilegiati. Importanti e celebrati artisti furono i poeti Li Bai, Du Fu, Bay Juyi, il calligrafo Yan Zhenqing, il pittore Wu Daozi, il musicista Li Guinian. Il livello di vita crebbe e il benessere era diffuso, in questo contesto prospero la Peonia è il fiore perfetto: quando il fiore di peonia sboccia è pieno di fiori, è brillante, è un simbolo di felicità e prosperità e di buon auspicio. La dinastia Tāng organizzò un “peony festival” che divenne il Carnevale della capitale Chang’an, oggi Xi’an. Questa città oggi è conosciuta in tutto il mondo per l’esercito di terracotta ritrovato nello scavo archeologico del mausoleo dell’imperatore Shihuangdi composto da più di 7000 figure di guerrieri e cavalli a grandezza naturale. Tutti gli anni, tra il 15 e il 25 aprile, siolge“ a Luoyang, una città vicina a Xi’an, il “festival delle peonie “ famoso e visitato sia dai turisti cinesi che dagli appassionati di fiori nel mondo. Le peonie sono in piena fioritura da metà aprile fino a metà maggio ed è un magnifico spettacolo per gli occhi . Praticamente nella cultura cinese il fiore della peonia ha i seguenti significati: 1) Simbolo della prosperità del paese perché sembra grazioso e magnifico. 2) Simbolo dell’aspettativa e il perseguimento di una vita ricca. Il fiore di peonia bello, magnifico, simbolo di ricchezza viene dipinto e associato ad altri fiori, uccelli e rocce. 3) Simbolo di ossa forti, non ha paura dei venti forti e delle feste luminose. La peonia non è delicata e fragile, è originariamente cresciuta tra le montagne e ancora oggi possono esserci peonie selvatiche che crescono ostinatamente sulle rocce o nell’altopiano di Loess che produce ancora splendidi fiori. Nell’immaginazione collettiva la peonia è anche l’incarnazione della bellezza, della purezza e dell’amore. Il paese è prospero, la famiglia è ricca e sicura e la vita è felice , la peonia è di buon auspicio. “Il padiglione delle peonie“ è il titolo del dramma cinese più conosciuto nel mondo occidentale scritto dal famosissimo poeta Tāng Xianzu (1567-1616) che è considerato lo ”Shakespeare cinese”. Questo dramma che è in assoluto l'opera più popolare scritta in Cina è considerato un capolavoro di poesia raffinatissima senza confronti, e tutte le compagnie di teatro Kūnqǔ la includono nel loro repertorio. Narra della storia d'amore fra Dù Lìniáng la giovane figlia di un notabile che mentre passeggia in un giardino di peonie si ferma a riposare e si addormenta. Nel sogno le appare Liǔ Mèngméi, un giovane bellissimo che non ha mai incontrato prima e del quale si innamora a prima vista. All’improvviso una pioggia di petali di peonia la sveglia, il sogno svanisce, ma lei, perdutamente innamorata del giovane apparsole in sogno, cercherà invano di incontrarlo poi sconfortata si lascerà morire di malinconia. Il padre disperato non ha inciso il suo nome nella tavola ancestrale quindi la sua anima non può riposare nel Regno dei Morti ed è rimandata sulla terra come fantasma. La ricerca del bellissimo giovane continua anche dopo la morte e lo ritrova nel giardino dove i due si erano incontrati in sogno. Liǔ Mèngméi la riconosce e decide di riportarla in vita, quindi si reca dal padre di lei per dargli la buona notizia, ma questo non gli crede e lo accusa di essere un impostore. Dopo una serie di vicissitudini, Liǔ Mèngméi si salverà dalle accuse grazie al perdono dell’imperatore e vivrà accanto alla amata Du Lìniáng. Nella pittura cinese la peonia è un soggetto principe, i pittori-calligrafi dipingono preziosissimi rotoli di carta di riso che si conservano nelle case e vengono mostrati solo a pochi intimi amici. Ogni dipinto per essere ben eseguito deve rispondere a quattro requisiti: prestare attenzione alla poesia, alla calligrafia, alla pittura e ai sigilli. Il disegno della peonia lo ritroviamo nella tessitura di raffinatissimi panni in seta, negli oggetti di arredo, nei mandala che venivano intagliati partendo da un fiore posizionato al centro del foglio e riprodotto all’infinito ripetendo gli stessi volumi allargandoli così come si allargano le onde che fa un sasso quando lo si getta in uno stagno. I mandala vengono utilizzati come pannelli per mobili e pareti. Meravigliose le scatole in lacca rossa e naturalmente i gioielli cesellati col motivo della peonia che venivano realizzati in oro purissimo come ornamento dell’abito e del corpo, le giade imperiali intagliate e le porcellane. Gli scambi commerciali fecero apprezzare la peonia anche nel mondo occidentale: Solimano il Magnifico(1494-1566) apprezzò le maioliche cinesi del periodo Ming quindi possiamo ammirare nella sua collezione II due splendidi piattini decorati col motivo della peonia, il primo associato al loto, dipinto in azzurro e verde, conservato al British Museum a Londra, il secondo decorato solo con peonie in blu conservato ad Istanbul al museo archeologico. Il meraviglioso dipinto di Jan Bruegel il Vecchio detto il Bruegel dei velluti (1568-1625) documenta la presenza della peonia in Europa dipingendola nel famosissimo quadro dei cinquantaquattro fiori, è una peonia rossa di grandi dimensioni, quasi spampanata, a fianco di una Fritillaire Impériale, pianta originaria della Persia e portata in Europa dai Turchi. Il quadro di Brueghel che nei suoi quadri dipingerà con il suo straordinario realismo più volte peonie di grandezza e colore diversi, rosso, bianco, rosa, certificandone assolutamente l’anteriorità nel mondo botanico occidentale già nel 1589. Il 16 maggio 1770 si celebrò il matrimonio a Versailles tra Maria Antonietta e il futuro re Luigi XVI, ma la festa fu interrotta da un devastante acquazzone che bagnò rendendoli inservibili i meravigliosi fuochi d’artificio che erano stati predisposti per illuminare il cielo notturno, gli invitati correvano cercando un riparo, le dame di corte vedevano devastate le raffinatissime parrucche e le deliziose scarpine, gli abiti di preziose sete inzuppati....un vero disastro. Sembra che gli unici a divertirsi fossero i due giovanissimi sposi, Luigi Augusto di Borbone, futuro Re Luigi XVI di Francia, e Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, quattordici anni lei e quindici lui, che a tutto pensavano ma non certamente a unirsi in matrimonio. Infatti passarono mesi e anni prima che il matrimonio si consumasse. Dopo essere salito al trono nel 1774, Luigi XVI donò il Palazzo detto il Petit Trianon e il parco circostante alla regina per i suoi svaghi personali dicendole: “Voi amate i fiori. Bene, voglio donarvi un bouquet: il Petit Trianon”. Luigi XV aveva fatto costruire il Trianon per la sua favorita Madame de Pompadour che fatalmente morì un anno prima della fine dei lavori, quindi fu abitato dalla nuova favorita del re: la spregiudicata Madame Du Barry. Maria Antonietta accettò con gioia il regalo decidendo di rimodernare completamente il Piccolo Trianon trasformandolo in un borgo dove l’etichetta e le formalità di Versailles fossero completamente bandite. La regina infatti detestava qualsiasi tipo d'impegno e formalità, e il Petit Trianon divenne il luogo perfetto per le sue aspirazioni di vita all'insegna della spensieratezza tanto che una volta ultimati i lavori di ristrutturazione del Palazzo e del giardino vi andò ad abitare stabilmente. Questa cosa provocò scandalo e dissenso sia da parte del popolo che la preferiva Regina nella reggia di Versailles, che dalla corte intera, che si trovava quasi senza lavoro, che dai nobili che perdevano le occasione di inviti a Corte per feste e pettegolezzi. Il Palazzo e il giardino furono completamente ristrutturati e minuziosamente progettati da Maria Antonietta e rivisti in chiave bucolica e illuminista facendo realizzare un moderno giardino “anglo-cinese” dai migliori architetti e botanici del tempo, che riprodussero in modo artificioso la massima naturalezza del paesaggio. In questo giardino "anglo-cinese" in pochi chilometri quadrati: piante cinesi, francesi, indiane, africane, tulipani d'Olanda, magnolie del Sud, un laghetto e un ruscello, una grotta d’amore ,un romantico Belvedere, una isola artificiale, animali, pecore coi pastori, mucche coi contadini. Anche le case dei contadini che danno vita ad un piccolo borgo furono costruite come se fossero antiche disegnandone le crepe sui muri e i camini affumicati. Il Giardino deve sembrare naturale e casuale, ma in realtà prima di procedere alla sua realizzazione furono fatti innumerevoli disegni a colori, e venti modelli di gesso per prova . Il giardino anglo cinese segna la fine del giardino all’italiana e alla francese codificato in magnifici schemi geometrici intervallati da fontane e giochi d’acqua, diventando un luogo di piacere dove le sorprese, l’armonia, gli opposti, il selvaggio, il malinconico si avvicendavano. La Regina Maria Antonietta chiese al suo giardiniere Antoine Richard di creare un parterre di fiori colorati e profumati, di bulbi e rizomi sopratutto anemoni, giacinti e iris per esercitare sua figlia, principessa reale, al giardinaggio. Con l’avvento della Repubblica si documenta l’enorme investimento finanziario per realizzare il Petit Trianon e il suo giardino e nel 1795 le piante da frutto furono censite nell’inventario descrittivo ”4 et 5 Germinal An 3 de la Republique française Une et indivisible(25-26 mars 1795) da Jean-Pierre Peradon et Antoine Richard. Nel settembre del 2018 una studiosa di Storia del profumo e delle piante officinali ed insegnante alla scuola dei profumi a Versailles, Élisabeth de Feydeau ha pubblicato il volume : ”L’Herbier de Marie-Antoniette “ sous la direction d’Alain Baraton . In questo elegantissimo volume pubblicato da Flammarion vengono presentate tutte le piante da fiori presenti nel Giardino della Regina illustrate con bellissime riproduzioni a stampe a colori. La Peonia non c’è come non è presente nell’indice delle specie citate. Perché? Come mai Maria Antonietta non fece piantare nel suo giardino anglo cinese il tubero di Peonia? Perchè manca il fiore prediletto dai cinesi che era già ben conosciuto ed apprezzato in Turchia da Solimano il Magnifico ed poi in Europa come Jan Bruegel aveva documentato e certificato dipingendolo nei suoi quadri? Questo è un mistero ....la Regina Maria Antonietta fu appassionata collezionista di fiori artificiali che dal 1782 iniziò ad acquistare dalla modista Madame Rose Bertin che aveva il negozio a Parigi “il Gran Mogul“ in rue Saint Honore. La Regina, che riceveva la modista due volte a settimana, acquistò centinaia di questi fiori artificiali realizzarti con stoffe e sete pregiatissime che poi utilizzava per decorare gli abiti, adornare cappelli e parrucche. Dopo un secolo, in Italia, troviamo “la donna più bella del mondo“ Lina Cavalieri che sugli abiti faceva cucire i gioielli ricevuti in dono dai suoi ammiratori alternandoli a veri e falsi fiori, tra cui le peonie. Famosissime sono le foto che la ritraggono di trequarti avvitata in abiti di velluto nero decorati con fiori freschi o ricamati tra cui le peonie, le rose, i lilium. La Cavalieri è un simbolo della bellezza femminile celebrata dallo straordinario fermento artistico e creativo che l’art nouveau parigina aveva inaugurato e che il gioielliere Rene Lalique coi suoi meravigliosi gioielli in oro dipinti con smalti policromi, superando il limite della bidimensionalità, creando dei magnifici tromple-oeil caratterizzò. La fama della Cavalieri fu tale e tanta ed ancor oggi si ricorda e la rivediamo dipinta nelle opere del famoso designer milanese Piero Fornasetti: la sua musa.












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© Imelde Corelli Grappadelli, May 2019

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