GIOIELLO IDEALE

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2016/05/12

Forme e stili verso il decò

Quando nel 1898 l’architetto austriaco Josef Maria Olbrich disegnò la sede della Secessione Viennese pose l’epigrafe “VER SACRUM “ sulla facciata dell’edificio. Questo motto che significa Primavera sacra, diventò anche il nome della rivista di arte che servì a diffondere il nuovo stile che si stava manifestando in Austria. Tuttavia gli stili austriaco e tedesco si ritrovarono grazie a Olbrich  in Darmstadt, la colonia per artisti fatta costruire in Germania da Ludvig Von Essen. Si unì il nuovo modo di sentire della Secessione che rifiuta gli sprechi artistici delle linee troppo condolute preferendo una linea più essenziale e geometrica indirizzata alla ricerca di quella che sarà la seconda fase  dello Jugenstil tedesco. Dalla Secessione Viennese nacque la Wiener Werkstatte (magazzini viennesi) con Joseph Hoffmann (1870-1956) che recuperò gli intenti dell’Arts and Crafts di William Morris: il forte legame tra il disegnatore del gioiello e chi lo eseguiva.
Una spilla di Hoffmann
Il designer doveva conoscere i materiali e le tecniche di lavorazione e seguirne le fasi produttive. Hoffmann che subì l’influsso anche  dell’inglese Macintosh che a Glasgow aveva fondato “il gruppo dei quattro” preferì usare per le sue opere l’argento sbalzato e smaltato con colori forti e intarsi di madreperla. Lo stile di Hoffmann è sintetizzato in una splendida fibbia del 1907 realizzata in rame smaltato. La forma quadrata definita da un bordino decorato ad intervalli pieni e vuoti in smalto scuro, contiene una superficie divisa in quattro parti uguali dove le due parti superiori sono decorate da una a corona sovrapposta riempita di smalto scuro su un fondo bianco, i quadrati inferiori sono suddivisi ciascuno in tre parti con lo sviluppo diverso in grandezza e in direzione dello stesso motivo a corolla sovrapposta. Ne deriva un’immagine di grande equilibrio impostata nella più rigida esecuzione geometrica ma lascia trasparire un momento di lirismo nella scelta della linea morbida che definisce la corolla. Un suo allievo Prutscher (1880-1949) utilizzò soprattutto lo smalto piqué a jour (lo smalto piqué a jour o cattedrale o filigrana è uno smalto collinose senza il supporto del fondo, lo smalto è tenuto fermo dal solo colino) e il platino, metallo dal colore grigio accostato alla madreperla. Anche alcune donne si affermarono come Else Unger, Anna Wagner, Ella Napere Sophie Sander, note per i loro gioielli in argento e smalto, pettini in osso decorati con pietre di luna. In Inghilterra invece si era sviluppato uno stile che veniva detto floreale o moderno o Liberty, dal nome di Arthur Loseby Liberty (1843-1917), fondatore dei magazzini Liberty prima a Londra e poi a Parigi. Questo stile, che nasce come reazione all’eclettismo degli stili storici nell’architettura e nella decorazione ebbe la sua massima diffusione fra l’ultimo decennio  dell’ottocento ed il primo decennio del novecento.
Una spilla in stile liberty
Il soggetto decorativo è la linea curva elegante e sviluppata sinuosamente con motivi floreali da cui il nome  di stile floreale. E’ uno stile raffinato, se vogliamo semplice, che si diffonde tra tutti i livelli sociali e coinvolgenti gli aspetti della decorazione. Anche in architettura troviamo applicazioni dei canoni dello stile Liberty come farà V. Horta e H. Van Der Velde che trovarono nell’utilizzo del ferro, del vetro, del calcestruzzo armato nuovi spazi comunicativi. Liberty aveva lavorato a Nottingham nel negozio dello zio commerciante di pizzi poi a Londra commesso in alcuni negozi di tessuti fino al 1864 quando diventò direttore in un negozio di oggetti ornamentali. Nel 1875 aprì il suo primo negozio di arte ornamentale che chiamò East India House, poi negli anni seguenti grazie agli ottimi affari aprì un altro negozio a Londra e nel 1889 uno a Parigi in Avenue dell’Opera. Gli oggetti che vendeva venivano eseguiti da artigiani-artisti che rimanevano anonimi e molto spesso i loro rapporti si rompevano per l’abitudine di Liberty di modificare a suo piacere alcune parti  del disegno, questo spiega anche la mancanza di documentazione. Archibald Knox (1864-1933) era nato a Cronkbourne, una località sulla isola di Man, dove tornerà spesso per cercare ispirazione e creatività. Compì gli studi alla Douglas School of Art dove lo ritroveremo come docente  nel 1888 e dal 1920-1933. Knox lavorò per Liberty e da questa collaborazione nacque lo stile Cymric o Celtico. I gioielli creati in oro e argento erano marchiati Cymric. Questa linea fu lanciata con successo nel 1899. Knox conobbe anche la produzione americana ma preferì ritornare all’isola di Man dove trovava nel modello celtico motivi di ispirazione. Parlare di Liberty e stile Cymric poi sottintende il tema della linea curva, sinuosa, elegante di ispirazione floreale per diventare linea più geometrica, avviluppata su se stessa nella creazione di spazi morbidi già chiusi nel quadrato e nell’ovale. Si definisce lo spazio “rigidamente al suo interno” si fa correre la linea che oramai ha perso qualsiasi richiamo con il mondo vegetale per diventare solo linea o nastro. Liberty e Sigfrid Bing furono i portatori di una linea di prodotti, dove Liberty guardava più al lato commerciale, mentre Bing  fu più coinvolto dalla forza innovatrice della idea artistica, di creare una corrente. Liberty convinse i disegnatori a progettare per la produzione in serie al fine di abbattere i prezzi e offrire quindi un prodotto di larga distribuzione. Bing tastò il polso all’arte e al suo bisogno di novità e innovazione e con la linea Art Nouveau segnò una svolta storico culturale nel mondo dell’arte. Seguendo il fiuto per gli affari Liberty capì che era necessario legarsi anche allo Jugendstil: produsse una linea di gioielli in una lega di peltro detta Tundric; poi con Knox produsse gioielli in stile Cymric in oro con pietre preziose, madreperla, turchesi, perline, smalti per conquistare una fetta di mercato che era ancora legata alla gioielleria tradizionale. L’uso dell’argento a preferenza dell’oro servì ad evidenziare l’appartenenza del gioiello agli stili moderni, infatti la gioielleria tradizionale continua nello stesso periodo a creare magnifici gioielli in oro e pietre preziose in perfetto stile edoardiano. Le case francesi di gioielleria tradizionale Chaumet, Boucheron, Cartier e Mellerio continuarono a realizzare gioielli con pietre preziose. Addio, Art Nouveau. In Italia  per Liberty si intende Art Nouveau. Alla Esposizione Universale di Parigi del 1900 gli italiani si presentarono ancora con gioielli di stile archeologiche dal 1850 venivano prodotti grazie alla forte domanda di turisti che visitavano Roma. L’influenza e il successo europeo della gioielleria dei Castellani aveva dato grande forza alla gioielleria italiana che si era imposta sia per lo stile ma anche e soprattutto perché tecnologicamente interessanti come il recupero della granulazione e dell’uso del cammeo. Anzi è proprio il cammeo il gioiello italiano che più viene richiesto. Si pensa che  la presenza di uno stile così bene definito è forse da spiegare con la mancanza di interesse per il motivo floreale.
Anello decò
Ci furono però alcuni orafi italiani che si distinsero per le loro creazioni: Vincenzo Miranda di Napoli con una fibbia d’oro in stile floreale e nel 1902 a Torino, Musy l’orafo di casa Savoia, presentò gioielli nel nuovo stile ispirati al mondo floreale. Tuttavia il primo novecento vedrà morire rapidamente l’Art Nouveau come dice il gioielliere parigino Henry Vever “per consunzione”, mentre Jugendstil elabora una linea sempre più geometrica e meno lirica che porterà al trionfo del Decò.

© Imelde Corelli Grappadelli, May 2016

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