GIOIELLO IDEALE

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2016/05/26

I protagonisti dell’"Art Nouveau"



Lucien Falize


L'artista che espresse in modo significativo l'interesse per il mondo vegetale e le sue forme fu Lucien Falize (1839-1897) tanto che lo si considera un precursore di quella che sarà la "linea" Art Nouveau. Fu affascinato dagli smalti giapponesi e il suo più grande desiderio mai realizzato fu proprio quello di potersi recare in Giappone per vedere eseguire questi capolavori in miniatura. L'interesse per le tecniche di smaltatura lo portarono a sperimentazioni interessanti che eseguì con risultati eccellenti. Nel 1889 ottenne la Legione d'Onore all’Esposizione universale di Parigi, dove presentò un bracciale eseguito in collaborazione col suo socio Germain Bapts. I Bapts erano per tradizione i Gioiellieri della Corona. Si trattava di un bracciale d'argento decorato da una parte con una scena di caccia al piccione ispirata alla favola di La Fontaine "Le deux pigeons", e dall'altra da una epigrafe che riportava due versi della favola stessa. Quindi un capolavoro di straordinaria difficoltà. Falize approfondì lo studio delle tecniche che divulgò scrivendo nella rivista di Bing: "Revue des Arts Dècoratifs" nelle quali si firmava Messier Josse: l'orafo del "dottore innamorato" di Moliere, ed espresse praticamente il suo pensiero estetico creando un gioiello dove il suo valore non fosse quantificato, o soffocato, dal bagliore delle pietre preziose incastonate, ma dalla sua forza cromatica e stilistica. Sosteneva che le gemme troppo luccicanti e preziose tolgono forza alla decorazione ed al dettaglio della ornamentazione. Quindi di conseguenza predilisse l'uso degli smalti e del colore utilizzando delle tecniche nuove come il "cloisonnè sur pallions" o "a rilievo". Lo smalto "cloisonnè sur pallions" è uno smalto trasparente molto brillante poiché ingloba delle minuscole pagliuzze d’oro; lo smalto a "rilievo" usa uno sfondo opaco ricoperto da strati successivi lucidi e trasparenti.
Scatola smaltata di Falize
Studiare è fondamentale per la crescita artistica dell’oreficeria europea, e in particolare studiare le tecniche della cultura giapponese che predilige forme pacate, pure, fresche e semplici, espressione di linee perfettamente spaziate e bidimensionali. Per Falize, Vever, Fontenay, Fouquet, Galliard e Lalique il Giapponismo rappresentò sperimentazione ed innovazione tecnologica. Nei laboratori orafi parigini si assunse manodopera giapponese, come nel caso di Lucien Gaillard che produsse magnifici gioielli laccati. In realtà la tecnica dello smalto era praticata con risultati straordinari nei secoli precedenti specialmente in Francia, poi era caduta in disuso quando Luigi XIV nel 1686 perseguitò e cacciò i protestanti dalla Francia. Gli smaltatori erano nella quasi totalità di fede protestante e quindi accusati di eresia furono uccisi o imprigionati, o costretti all'esilio in Svizzera. Tra questi si ricorda il soave e grandissimo smaltatore miniaturista Jean Petitot (1607-1691) che realizzò numerosi ritratti del re Luigi XIV, che regalava ai suoi benefattori. Una di queste miniature smaltate è conservata a Bologna perché fu donata a Cesare Malvasia che gli aveva dedicato la sua opera Felsina Pictura. Gli artisti di Art Nouveau si applicarono e gli studi e le ricerche per recuperare queste tecniche diedero risultati stupefacenti. Una straordinaria testimonianza ci viene dalle opere di Renè Lalique.

Renè Lalique



Collier Noisettes di Renè Lalique
Lalique era nato ad Ay nel 1860, giovanissimo entrò nella bottega dell'orafo Louise Aucoc, in seguito studiò all'Ecole des Arts Dècoratifs e dal 1875 al 1878 Arte rinascimentale e Arte giapponese alla School of Arts di Londra. Henry Vever nel suo libro Bijouterie Francoise (III Vol.), parlando di Lalique dice che era un ragazzino dotato per il disegno che quando d'estate andava in campagna nel paese materno di Ay nella Marna passava ore ad osservare le piante, gli alberi, i fiori e a studiarne le forme e i colori. A dodici anni vinse il primo premio di disegno, a quindici vendette alcuni disegni a mercanti di Epernay e questo lo riempì d’orgoglio. Quando nel 1876 la madre rimase vedova decise di imparare il mestiere dell'orafo che "ne n'était pas fatigant et permetait de gagner largement sa vie", (che non è troppo faticoso e ti permette di guadagnare bene) ed entrò nel laboratorio di Louise Aucoc. Giovanissimo a ventiquattro anni Lalique presentò le sue creazioni in occasione della mostra dei gioielli della Corona Francese che era abbinata alla Esposizione Delle Arti Decorative. Ottenne un successo clamoroso così decise da aprire un suo studio e si circondò di collaboratori estrosi e capaci nelle diverse tecniche di lavorazione. La grande intuizione di Lalique fu di sperimentare tecniche utilizzate nelle altre discipline e di adattarle poi alla oreficeria. Utilizzò la tecnica della riduzione matematica che era usata dagli incisori di medaglie per eseguire dei gioielli stupefacenti nella dettagliata accuratezza dei particolari. In realtà l'uso della riduzione matematica gli permetteva di ottenere in poco tempo dei risultati estetici validi, il disegno sembrava realizzato da un provetto cesellatore. Quando la concorrenza scoprì e copiò questa tecnica immettendo sul mercato una grande produzione di imitazioni di scarso contenuto artistico, e quindi di basso costo, fece sì che Lalique, alquanto indispettito, smettesse nel 1910 di produrre qualsiasi tipo di gioiello per dedicarsi invece alla manifattura di vetri, dove attivò tecniche specifiche dell'oreficeria come la fusione a cera persa. Creò un tipo di vetro detto "demi-cristal", lucente e malleabile che veniva dipinto con smalti e vernici patinate. Lalique fu un abilissimo smaltatore e i suoi gioielli denotano uno stile assolutamente personale e riconosciuto che divenne obbligatorio non solo in Francia ma anche in Germania, Belgio, Danimarca. I critici accolsero con entusiasmo il genere Lalique e nel 1900 trionfò all’Esposizione Universale di Parigi ed ottenne sia la Legion d'Onore che il Grand Prix. Era conquistato e conquistava con i suoi sensuali cardi, pavoni, ramoscelli e serpenti, le linee Art Nouveau, i pipistrelli e le sue orchidee, nonché achillee. Tutto diveniva linea in sintonia con Art Nouveau, come nel Collier Noisettes in oro, smalti, diamanti, peridoti e vetro.

© Imelde Corelli Grappadelli, May 2016
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