All'inizio del 1900
cambiano i gusti, le mode, ed anche il gioiello subisce questa trasformazione.
Ecco comparire un elemento nuovo, mai usato fino ad ora perché
considerato inelegante e sconveniente: la figura femminile che inizia a
campeggiare nel gioiello come piccole e magnifiche sculture da usare come
spille, "casca in petto ", pendenti, anelli. Henry Vever proprietario
della più importante casa di gioielleria parigina realizza un gioiello che si
intitola "Silvia Pendent" che incarna il prototipo di donna alata che
simboleggia un volo verso un nuovo secolo o verso una nuova arte.
L'espressione
distaccata del volto, la forma del corpo nel suo insieme diventa un simbolo. Il
"Silvia Pendent" è una donna col corpo e le ali di farfalla
realizzato in smalto, agata scolpita e diamanti. H. Vever e i suoi
fratelli Paul ed Ernest nel 1874 avevano ricevuto la "Patte de leire"
(zampa di lepre appesa al collare che veniva indossato dall'apprendista
promosso artigiano) iniziano la loro attività puntando sulla qualità dei
modelli, del gusto del colore e degli smalti. La loro produzione nel 1895
rivela una forte ispirazione russa e nel 1900 all’Esposizione Universale di
Parigi sono molto ammirati e vincono un Grand Prix per la vetrina ed in
particolare per il nuovo uso delle pietre. I gioielli realizzati dalla Maison Vever erano
eseguiti volta per volta da scultori come Rosette, disegnatori come Vollet,
Grasset, Gautroit, smaltatori come Tourette. Successivamente Henry aderendo
all’immagine dell'orafo erudito scrisse un’opera in tre volumi sull’Oreficeria
Francese dal Consolato (1800) fino alla Terza Repubblica (1900) passando
attraverso il Primo Impero, la Restaurazione, Luigi Filippo, ed il Secondo
Impero. Già in Inghilterra con Ruskin e i Preraffaelliti si era dipinta una
donna stupenda, colta, dai lunghissimi capelli, misteriosa. Ora la figura
femminile è appassionata e sensuale e saranno due donne a rappresentarne gli
stereotipi: Loïe Fuller e Sarah Bernardt.
Henry Vever - Silvia Pendent |
Loïe Fuller, americana di Cicago, ballerina, aveva
conquistato Parigi con la sensualità dei suoi spettacoli. Era molto formosa e
usava danzare in teatri con fondali completamente scuri seguita nella sua danza
da un fascio luminoso di luce ad incandescenza che improvvisamente si spegneva
facendo sparire la ballerina inghiottita dal fondo nero del palcoscenico, per
poi riapparire repentinamente cambiata d'abito pronta per una nuova danza.
La luce ad
incandescenza era ai suoi albori e Loïe ne intuì le potenzialità e la usò per
aumentare il suo fascino e la novità della sua tecnica di ballo. Danzava
indossando leggerissime vesti sovrapposte, realizzate da decine e decine di
metri di impalpabili sete, a volte imbevute nel radio che la rendeva
fosforescente nel buio del teatro. Nelle mani teneva stretti due bastoncini di
circa sessanta centimetri di lunghezza l'uno nascosti sotto le maniche così da
allungare in modo esagerato le sue braccia che roteando nello spazio davano
vita ad un movimento ondeggiante e vorticoso che veniva continuamente
interrotto e ripreso: in poche parole suggestivo. Diventava in questo modo lei
stessa una linea Art Nouveau. All'Esposizione
Universale di Parigi del 1900 ebbe un suo teatro nel quale ballava danze dai
nomi coinvolgenti come "Fuoco", "Orchidea", "Farfalla".
Mentre danzava nella sala venivano liberate delle farfalle che svolazzavano qua
e là. Infatti la tecnica della sua danza si chiamò Danza Farfallina. Questa
donna così sensuale e paradossale divenne l'immagine tipo, l'emblema del nuovo
stile ed ispirò moltissimi artisti. C'è anche chi come Smutzler vede il lei il
primo simbolo dello Jugendstil, così si chiama la corrente Art Nouveau nata in
Germania nel 1896 per arrivare al 1905 alla linea totalmente astratta che darà
vita nel 1920 allo stile geometrico dell'Art Decò.
Loïe Fuller esegue la danza serpentina |
Quest'anno al
Festival di Cannes è stato presentato il film "La danzeuse" di
Stefanie di Giusto nella sezione Certain Regard, incentrato sulla figura di
Loïe Fuller. Protagonista l'attrice Lily-Rose Melody Depp. La critica ha
stroncato il film per non avere saputo raccontare l'essenza di questa donna
straordinaria protagonista dell'inizio del Novecento e che morì prematuramente
a causa del cancro contratto dalla contaminazione del suo corpo con il radio
cosparso nei suoi costumi.
© Imelde Corelli Grappadelli, May 2016
© Copyright 2016 - all right reserved - tutti i diritti riservati.
© Imelde Corelli Grappadelli, May 2016
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